Lettera aperta al sottosegretario dr. Guido Bertolaso E p.c. Alla Stampa

Illustrissimo signor sottosegretario, io la sfido. La sfido ad una verifica prima di prendere qualunque decisione sul territorio di Caserta e suggerire al governo di cui fa parte di riconsiderare le proprie scelte con il decreto allo stato in discussione in parlamento, poiché esso si basa su dati falsi e comunque non veritieri.
Giuseppe Messina

Caserta, 14 giugno 2008

Lettera aperta al sottosegretario dr. Guido Bertolaso
E p.c. Alla Stampa

Illustrissimo signor sottosegretario,

ancora una volta lei è stato chiamato dal governo, questa volta dal centro destra, per tentare di affrontare quella che viene chiamata "emergenza rifiuti" in Campania.
Lei ben conosce le mie posizioni e quelli di tanti come me che si battono per la legalità prima di tutto, la trasparenza e la verità, nel segno del bene comune.
Con Lo Uttaro lei è stato indotto ad errore e la sua scelta è stata dettata da una serie di documenti falsi, dichiarazioni false e nascondendole la verità dei fatti. Sempre.
La Magistratura ci ha dato ragione su tutto e questo la dovrebbe far riflettere su dove si trova e con chi avrà a che fare.
Io la sfido. La sfido ad una verifica prima di prendere qualunque decisione sul territorio di Caserta e suggerire al governo di cui fa parte di riconsiderare le proprie scelte con il decreto allo stato in discussione in parlamento, poiché esso si basa su dati falsi e comunque non veritieri.
Incominci a verificare e a riflettere su quanto le dirò per la provincia di Caserta e scoprirà che la situazione non è dissimile in tutta la regione. Altro che emergenza!
Se il servitore dello stato quale ella dice di essere ed io la voglio credere, verificherà quanto scritto scoprirà come stanno veramente le cose e, sono sicuro agirà di conseguenza. Appare, comunque, del tutto evidente, come la scelta della cava Mastroianni ubbidisca ad altre logiche che quelle del bene comune.
Una domanda: ma perché, ormai da anni si insiste sempre sugli stessi siti? Quali sono veramente le ragioni. La risposta sta nell'evidenza dei fatti.

Caserta, in ordine al ciclo dei rifiuti urbani, in termini di dotazione tecnologica, impiantistica e strutturale sta oltre il 130% del suo fabbisogno.

Sulla base dei dati ufficiali i rifiuti urbani prodotti assommano a 437.916 t/anno pari a circa 1200 tonnellate/giorno di rifiuti; considerando una raccolta differenziata di circa il 20% - circa la metà di quella imposta dalla normativa vigente (oggi siamo a circa il 16%, situazione che dovrebbe migliorare nettamente nelle prossime settimane in quanto in particolare a Caserta città è stato fatto l'affidamento alla nuova ditta per il servizio di igiene urbana) ci sarebbe la necessità di smaltire circa 960 t/giorno di r.u. indifferenziati; di questo circa il 30% è rappresentato in prevalenza dal c.d. umido non essendo, allo stato, recuperato che in pochissimi comuni della provincia.
Quindi potenzialmente circa 300t/giorno di frazione umida differenziata e 660t/g di secco indifferenziato.
Questi all'incirca i dati di partenza. Dati ufficiali sia chiaro. Fonte: piano rifiuti Pansa 2007.
Dal suddetto piano si ricavano informazioni e dati che arricchite dalle "scoperte" di Ganapini (sempre per la provincia di Caserta) offre il seguente - teoricamente molto lusinghiero e tranquillizzante - scenario strutturale, riferito agli impianti necessari al fabbisogno giornaliero di 960t/giorno di rifiuti urbani prodotti:

1) Impianto CDR di Santa Maria Capua Vetere
L'Assessore Ganapini, dopo averlo visionato rappresenta una non corretta gestione ed esercizio impiantistico, al limite del "sabotaggio"; aggiunge che potrebbe tranquillamente funzionare al meglio, solamente con modesti (sia temporali che economici) interventi di manutenzione straordinaria e attività di revamping per l'ottimizzazione del processo (per la FOS).
L'impianto ha una capacità ufficiale di:
1200 t/giorno a fronte di una produzione di r.u., a valle della R.D., di 960t/giorno. Con una riserva di circa 240 t/giorno, pari al + 25%.
Potremmo già fermarci. Conviene invece proseguire sull'intera filiera.

2) Impianto di compostaggio di San Tammaro, quasi ultimato (due/tre mesi!! Ecoballe permettendo, perché stoccate lì, per quali interessi ?)
Capacità di ca. 30.000 ton/anno, pari a ca. 100 ton/g.
La frazione umida è di 300/t giorno (semplicemente procedendo alla separazione, fra le mura domestiche, dell'umido dal secco), quindi, attivato S.Tammaro, avremmo da soddisfare la necessità di "lavorare" le rimanenti 200 t di frazione organica/giorno.

3) Impianto di compostaggio di Santa Maria Capua Vetere.
Realizzato nei primi anni 80 dalla mitica "Forni De Bartolomeis s.p.a., inizialmente concepito quale inceneritore, ultimato dal Consorzio CE2, in esercizio dal 1998 al gennaio 2001, poi dismesso, vendendo i macchinari come ferrovecchio (per quali interessi?) tranne l'impianto di raffinazione ancora presente.
Allo stato fermo e trasformato in autoparco
!
Capacità 300 t/giorno (2 linee, la prima da 20 ton/h e la seconda da 10 ton/h), e quindi eccedente, per circa 100t/g , rispetto al fabbisogno.
Quindi con una riserva di circa 100 t/giorno di umido.
Allo stato la frazione umida da compostare viene portata in Sicilia!
Peraltro, durante l'attività Commissariale - vedi Facchi, sono entrate, a titolo oneroso, nella disponibilità commissariale le seguenti attrezzature e impiantistica:

4) n. 10 vagli mobili a tamburo rotante ognuno potrebbe separare la frazione umida da quella secca, al fine di ottenere un compost ancora più raffinato. Impianti inutilizzati e posteggiati in buona parte a Santa Maria La Fossa c/o la discarica Parco Saurino.

5) n.1 discarica di circa 300.000 mc pari ad una capienza di circa 200.000 tonnellate di rifiuti tal quali. Approntata a Santa Maria La Fossa loc. Parco Saurino, pronta da ca. cinque anni e mai utilizzata, forse per non violentare più quel comune e quel territorio? Oppure, più verosimilmente, considerato che di fronte, a qualche centinaio di metri, fa bella mostra di sé la montagna di ru di Ferrandelle, per avvicinarsi alla terra promessa del 2° inceneritore, previsto dopo il gran rifiuto di Battipaglia, a S.Maria la Fossa, in nome della valorizzazione e salvaguardia dei prodotti DOP e IGT, quali la mozzarella e mela annurca.

Se, alla fine del ragionamento e della prospettazione, ipotizzassimo per assurdo che tutti gli impianti si fermassero per 100 giorni, per necessità di manutenzione grave e improvvisa - vedi sabotaggio o perché scomparissero fondamentali pezzi di ricambio, o perché da noi (che siamo del Sud, non si dice così?) per la manutenzione impiegheremmo il 300% del tempo necessario in situazioni normali (cioè nel Nord. non si dice così?), se assorbissimo anche le riserve (ricordo per l'impianto di CDR 240 t/g; per quelli di compostaggio 100 t/g, pari a complessive 340 t/g è cioè oltre il 25 % della produzione di rifiuti prodotti in provincia), avremmo comunque un'autonomia di ca. due anni per una discarica che, comunque, servirebbe assai poco.
Ma non è finita qui.
In provincia di Caserta abbiamo altre dotazioni d'impianti pubblici e privati che renderebbero assolutamente inutile la costruzione del programmato inceneritore (in Italia o forse qui al Sud li chiamano termovalorizzatori!) a Santa Maria La Fossa, E' da ricordare inoltre che tale opificio è stato allocato ossia nel cuore della produzione della mozzarella di bufala e della mela Annurca in totale dispregio del territorio universalmente considerato il più fertile al mondo e in violazione del D.gls. maggio 2001, n.228 "Orientamento e modernizzazione del settore agricolo, a norma dell'art.7 della L.5 marzo 2001, n.57, che fa espresso divieto di allocare in terreni dove si producono prodotti agricoli e alimentari di qualità DOC, DOP, DOCG, IGT, impianti di smaltimento e recupero dei rifiuti.

Tali dotazioni spazzerebbero via ogni pretesa pianificatoria dei pubblici poteri (commissari o sottosegretari come li vogliono chiamare) a giustificazione di un'emergenza rifiuti inventata e strumentalmente gestita da chi ha ben altri obiettivi (quante prove occorrono alla Corte dei Conti e alle varie Procure delle Repubbliche?) utilizzando la disperazione della gente per raggiungerli.
Occorre, questo si, che i decisori politici mettano attorno ad un tavolo pubblici poteri (la Provincia risanata e riformata) e industriali per definire il modo migliore di utilizzo per questa massa enorme di patrimonio, in un quadro di apparato industriale adeguato per un paese normale e responsabile.
A Marcianise esiste presso l'impianto di depurazione delle acque, un impianto di essiccamento fanghi mai utilizzato. Peraltro di inceneritori ne esistono già tre in provincia di Terra del Lavoro, presso il cementificio Moccia (gruppo Buzzi) - in corso di delocalizzazione - a Caserta e presso la Cementir (gruppo Caltagirone) a Maddaloni. Infine l'ENEL possiede in provincia un impianto a turbogas di 80 megawatt, allo stato mai messo in funzione. A tutto questo si aggiunge ancora la costruzione di un nuovo stabilimento la lavorazione degli imballaggi. Si tralascia per motivi di spazio la presenza di altri impianti esistenti, in costruzione o già programmati, come i sei impianti di compostaggio inutilmente previsti dalla regione per la provincia di Caserta. La frazione di CDR (combustibile da rifiuti) realizzata dall'impianto di Santa Maria Capua Vetere potrebbe essere canalizzata in quegli inceneritori (opportunamente predisposti a tale fine) così come prevede la normativa vigente così come prevede la normativa vigente e così come da oltre 15 anni, ad esempio avviene con il gruppo Buzzi in Piemonte, il quale ha sottoscritto con i consorzi pubblici che gestiscono il ciclo dei rifiuti, un protocollo d'intesa per utilizzare CDR di qualità. Ciò avrebbe diversi benefici economici, finanziari e ambientali, sventando il pericolo che un inceneritore dovendo mangiare o essere "alimentato" dai rifiuti, per necessità di sopravvivenza, utilizzerebbe il secco, facendo scomparire (per decreto legge?) l'obbligo e la necessità di effettuare la raccolta differenziata.
Se il sottosegretario dott. Bertolaso, magari insieme all'assessore Ganapini dimostrasse di ascoltare e verificare la reale situazione, probabilmente rivolgerebbe la sua attenzione altrove incominciando dall'organizzazione dei soggetti gestori e all'avvio serio e determinato della bonifica senza compensazione del territorio, restituendo così l'onorabilità persa dei cittadini campani.

E allora la domanda è: perché il decreto n.90? Perché altre discariche? Perché altri inceneritori? A chi giova tutto questo?

La ringrazio per l'attenzione.

 

Dr.agr. Giuseppe MESSINA - Legambiente

 

 

Powered by PhPeace 2.6.4