Perché il problema rifiuti in Campania e cosa si dovrebbe fare per risolverlo

Riportiamo di seguito il contenuto di un volantino prodotto da Pio Russo Krauss del Comitato Allarme Rifiuti Tossici, nel quale viene spiegato perchè in Campania esiste un problema rifiuti e quali sono le strategie da perseguire per la sua soluzione.
28 febbraio 2008 - Pio Russo Krauss

Perché esiste un problema rifiuti in Campania.

  • Mentre in molte regioni la raccolta differenziata è iniziata negli anni 70 e 80, da noi è parttita dalla metá degli anni 90 e, a tutt`oggi, è sotto il 10% (la legge stabilisce che per il 2003 si doveva riciclare almeno il 35% e alcune regioni italiane sono ormai sul 40-50%);
  • la quantità di rifiuti prodotta è aumentata sempre più: nel 1998 era di 424 Kg per abitante all´anno oggi è di 485 Kg (fonte APAT);
  • la Giunta Regionale di destra, presieduta da Rastrelli, ha varato nel 1997 un Piano che prevedeva 7 impianti CDR (gli impianti che separano la parte bruciabile dei rifiuti da quella non bruciabile) e 2 enormi inceneritori capaci di bruciare tutta la spazzatura prodotta in Campania, non rispettando cosí le indicazioni della legge nazionale che indica che bisogna privilegiare la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata, il recupero, il riciclaggio, il compostaggio;
  • la Giunta Regionale, presieduta da Losco, ha affidato la costruzione degli inceneritori e degli impianti CDR alla FIBE (del gruppo FIAT), preferendo la sua proposta perché il costo era più vantagioso e i tempi di realizzazione brevi (1 anno), anche se il termovalorizzatore progettato era di vecchio tipo e particolarmente inquinante e la legge nazionale impone che bisogna scegliere innanzitutto la tecnologia meno inquinante;
  • Bassolino ha utilizzato le ingenti risorse economiche date alla Campania per costruire i 7 impianti CDR e il termovalorizzatore di Acerra per pagare profumatamente consulenze e per assumere centinaia di lavoratori per la raccolta differenziata senza farla poi partire e senza costruire impianti di compostaggio dove trasformare i rifiuti organici in concime;
  • i cittadini di Acerra hanno cercato di bloccare la costruzione del termovalorizzatore che, essendo di vecchio tipo e 5 volte piú grande dei normali inceneritori, non li rassicurava sulla tutela della loro salute;
  • gli impianti CDR, entrati in funzione, invece di produrre cdr (combustibile da rifiuti) e fos (frazione organica stabilizzata) hanno prodotto da una parte milioni di ecoballe, che non sono bruciabili perchè contengono rifiuti putrescibili, dall´altra migliaia di tonnellate di materiale organico non stabilizzato e quindi anch´esso putrescibile. Tale materiale si è andato quindi accumulando presso gli impianti e siti di stoccaggio “provvisorio”;
  • la magistratura ha aperto inchieste su tutta questa situazione ponendo varie volte sotto sequestro il cantiere di Acerra e gli impianti cdr, determinando così ogni volta l´accumulo di rifiuti per strada. Sulla basa di tali inchiesta si è dovuto modificare il progetto del termovalorizzatore di Acerra per cercare di renderlo meno inquinante e conforme agli standard europei;
  • i Commissari straordinari di governo succeduti a Bassolino. per risolvere l´emergenza, hanno aperto vecchie discariche (spesso sequestrate dalla magistratura perché contenevano rifiuti tossici smaltiti illegalmente dalla camorra), senza fare niente per risolvere alla radice il problema. L´apertura di discariche dichiarate definitivamente chiuse o la proroga delle date di chiusura stabilite ha fatto perdere la fiducia delle popolazioni nelle promesse dello Stato;
  • in questa situazione di sfascio la camorra ha potuto continuare a smaltire illegalmente rifiuti tossici e nocivi provenienti da tutt´Italia sia in discariche che avrebbero dovuto contenere solo rifiuti non tossici, sia in discariche abusive, aiutata in questo anche dal testo unico delle leggi sull´Ambiente varato dal Governo Berlusconi che, declassando una serie di reati, ha reso più difficile l´azione della magistratura (intercettazioni telefoniche ecc.).

Cosa si dovrebbe fare per risolvere il problema rifiuti?

  • ridurre la produzione di rifiuti con norme nazionali e regionali che penalizzino l´eccesso di imballaggi, i prodotti a perdere, i materiali difficilmente smaltibili;
  • organizzare un´efficace sistema di raccolta differenziata non solo di carta, plastica e vetro, ma soprattutto della frazione umida (cioè la parte putrescibile) e dei rifiuti tossici (vernici, solventi ecc.). La raccolta differenziata è il presupposto non solo del riciclaggio, ma anche della possibilità di smaltire i rifiuti negli inceneritori o in discarica, perché la frazione umida non è bruciabile ed è pericoloso smaltirla in discarica. Inoltre più è completa e selettiva la raccolta differenziata e più i rifiuti diventano una risorsa che può fare guadagnare e, quindi, ridurre la tassa sui rifiuti. Tale sistema deve prevedere controlli, multe e incentivi e deve essere chiaramente spiegato alla popolazione. Il sistema più conveniente è un sistema misto con raccolta porta a porta e “isole ecologiche”. Un tale sistema puó andare a regime in un anno, con costi inferiori alla raccolta con cassonetti e raggiungendo percentuali di oltre il 55% (si veda l´esperienza dalla Municipalità Colli Aniene a Roma, Iapigia a Bari e delle città di Asti, Novara, Trento ecc.);
  • costruire un sufficiente numero di impianti di compostaggio dove trasformare la frazione umida in concime (la Campania ne è quasi priva, mentre altre regioni ne hanno decine e decine – p.es. la Lombardia ne ha 79) (fonti: Commissariato Straordinario per i Rifiuti: Piano Rifiuti 2007; APAT: Rapporto Rifiuti 2006)
  • attrezzare alcune discariche ex novo in luoghi idonei (es. quelli segnalati dai geologi dell´Università di Napoli) per superare l´emergenza senza avvantaggiare la camorra e avere il tempo di trasformare gli attuali impianti cdr in efficienti impianti per il trattamento meccanico biologico (che producono cioè frazione organica stabilizzata, materiali da riciclare e inerti da utilizzare per bonificare cave o produrre materiali per edilizia).

I termovalorizzatori non sono la soluzione perché non possono bruciare la frazione umida dei rifiuti (pari al 40%) né l´inerte (sabbia, metalli, vetro ecc. che ammonta al 10-15%) e non è conveniente che brucino carta e plastica, il cui riciclaggio è molto meno inquinante e più conveniente dal punto di vista energetico (riciclare plastica fa risparmiare il doppio dell´energia che si ricava bruciandola) ed economico. Infatti il costo dell´energia elettrica prodotta è superiore a quella prodotta da petrolio, metano, eolico, idroelettrico e solare a concentrazione (fonte: ANEA) e la convenienza è solo degli imprenditori che possono intascare anche i 55 euro per ogni tonnellata bruciata, perchè la legge italiana considera l´incenerimento dei rifiuti un´energia rinnovabile da sostenere economicamente (nel 2006 lo Stato ha cosí distribuito i fondi raccolti tramite la tassa per la promozione delle energie rinnovabili che paghiamo sulla bolletta elettrica: 0,004% energia solare, 3% energia eolica, 4% geotermica, 3% idroelettrica, 19% incenerimento rifiuti urbani, 35% residui e recupero di energia, 36% combustibili fossili). Con i fondi avuti dall´inceneritore di Brescia si potevano installare pannelli fotovoltaici per un terzo degli abitanti di Brescia.
Si deve ricordare inoltre che i termovalorizzatori producono ceneri e fanghi (pari al 30% in peso dei rifiuti bruciati) da smaltire poi in discariche e quindi non sono un sistema per eliminare il ricorso alle discariche. Inoltre se si raggiungono gli obiettivi stabiliti dalla legge (65% di differenziata e riduzione del 20% dei rifiuti) si avranno al massimo 500.000 tonnellate da bruciare, mentre il solo inceneritore di Acerra ha una capacità di 700.000 t.

La strategia che abbiamo indicato è perfettamente in linea con le direttive europee e con quanto si va facendo in molti Paesi europei: in Austria il 64% dei rifiuti è riciclato, il 23% va in discarica e solo il 13% è bruciato; in Germania il 71% è riciclato, il 14% va in discarica e il 15% è incenerito (fonte: European Topic Centre on Resource and Waste Management 2005).

Nodo di Napoli della Rete di Lilliput
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Il Nodo di Napoli della Rete Lilliput fa parte del Comitato Allarme Rifiuti Tossici http://www.allarmerifiutitossici.org

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