Greenpeace: per la Campania no a ecoballe, inceneritori e iposcrisie
Roma, Italia — Greenpeace sostiene che attribuire alla mancanza di inceneritori l’emergenza in Campania è del tutto fuorviante. A parte l’impatto della combustione, per costruire l’inceneritore di Acerra non sono bastati sette anni, mentre una seria raccolta porta a porta può intercettare in pochi mesi quote di differenziata ben superiori al 50%. Nell’immediato, la priorità è quella di togliere l’immondizia dalle strade, la risposta più rapida è ricorrere a un deposito temporaneo anche sul demanio militare, ma è indispensabile avviare subito una campagna per la raccolta differenziata porta a porta.
In Campania, il problema nasce dalla scarsa volontà politica e capacità strategica di gestire un problema che “marcisce” da anni, oltre che dalla collusione della criminalità organizzata.
Gli impianti d’incenerimento, anche se inseriti in un ciclo integrato dei rifiuti, minano tutte le possibili strategie di gestione virtuosa. Bisogna quindi spostare l’attenzione dalle scelte di smaltimento alle azioni di prevenzione.
Greenpeace ritiene che la soluzione nel medio periodo si debba basare sull’adozione immediata di programmi di raccolte differenziate porta a porta, volte a isolare subito la frazione organica dei rifiuti (che costituisce in media il 30-40% dei nostri sacchetti), facilmente trasformabile in compost di qualità in impianti dedicati che vanno costruiti.
“E’ una vera ipocrisia attribuire la colpa di quanto sta accadendo ora a chi, come Greenpeace o i cittadini, si è opposto agli inceneritori –denuncia Giuseppe Onufrio, direttore delle Campagne di Greenpeace- Infatti, quando 10 anni fa si chiedeva la moratoria sugli inceneritori si chiedeva anche il decollo di un vero sistema di raccolte differenziate che, lo ribadiamo ancora, può dare risposte importanti nel giro di pochi mesi se condotto con la necessaria determinazione, capacità e coordinamento tra le istituzioni”.
Il Governo concede, per le raccolte differenziate, quattro mesi ai Comuni interessati: con ogni probabilità si tratta di un annuncio di commissariamento a tappeto. Una posizione che, come i fatti dimostrano, finora non ha portato ad alcuna risoluzione al problema rifiuti. L’annuncio del terzo inceneritore va nella direzione sbagliata.
Secondo Greenpeace, con il sistema del porta a porta non solo si raggiungono rese che si avvicinano o superano il 70% e sono di migliore qualità, ma si crea anche una maggiore occupazione (talora con un aumento del 50%). Con un’incisiva campagna di sensibilizzazione dei cittadini si possono raggiungere alti livelli di raccolta domiciliare.
La costruzione di impianti di trattamento meccanico biologico per il residuo della raccolta differenziata spinta (15-30%) è un ulteriore passo per migliorare la gestione dei rifiuti. Il materiale che è stato sottoposto a questo trattamento può poi essere smaltito in una discarica “in correttezza”, in quanto si riduce del 90% la sua potenzialità inquinante. L’eliminazione della parte organica dai rifiuti riduce di molto il rischio ambientale: cosa che non avviene per le “ecoballe” in Campania.