Processo Bassolino
Per chi ha gestito i rifiuti della Campania, illecitamente e provocando ingenti danni, è arrivato il regalo di Natale che molti si aspettavano da tempo. Questa mattina l'undicesima sezione del Tribunale di Napoli ha dichiarato incompetente la Procura della Repubblica di Napoli a sostenere l'accusa nel procedimento c.d. "Rompiballe" nato dalla maxi inchiesta dei Pubblici Ministeri Paolo Sirleo e Giuseppe Noviello che coinvolgeva i vertici delle gestioni del commissariato di Governo per l'emergenza rifiuti e, tra gli altri, il capo della protezione civile Guido Bertolaso.
La Corte ha dunque disposto l'immediata trasmissione degli atti alla Procura di Roma. Ricomincerà tutto dall'inizio. I magistrati della capitale dovranno reistruire il fascicolo dalla fase delle indagini preliminari e non è escluso che molte posizioni vengano considerate da archiviare. Perché tutto questo?
Perché nell'inchiesta era finito un magistrato, Giovanni Corona, all'epoca dei fatti consulente del Prefetto Alessandro Pansa che guidava il commissariato per l'emergenza rifiuti, che ha ottenuto il via libera dal CSM, nelle scorse settimane, per tornare in forza alla Procura guidata da Giovandomenico Lepore.
 Trenta faldoni costruiti in due anni di indagine, a carico di 25  persone, azzerati dalla sentenza pronunciata dal Tribunale di Napoli. Questa la notizia, grave, ma prevedibile, che ha scandito questa  giornata durante la quale era prevista anche l'ultima udienza per il  2009 del Processo a carico del Governatore della Campania, Antonio  Bassolino, per la gestione del commissariato per l'emergenza rifiuti tra  il 2002 ed il 2005. Una lunga testimonianza, quella di Giuseppe Iavazzo, chiamato nel  2003 da Vanoli a guidare l'ufficio flussi all'interno della struttura  del commissario. Al termine dell'esame è emerso come l'assenza di  raccolta differenziata, gli scarsi controlli all'ingresso degli impianti  ed il frequente sovraccarico provocassero spesso il danneggiamento di  questi ultimi. E quando un impianto si ferma sono immediate le  ripercussioni, in una sorta di effetto domino, in tutta la rete di  raccolta e smaltimento. Secondo la difesa di FIBE e IMPREGILO, responsabili degli impianti,  la mancata raccolta differenziata ed il conferimento eccessivo ed  indiscriminato di rifiuti provocava danni alle imprese. Nascondersi  dietro il dito secondo l'accusa che sostiene invece che fosse proprio il  cartello FIBE-IMPREGILO-FISIA a disincentivare la differenziata  imponendo ai comuni che non conferivano la quantità di rifiuti stabilita  nell'impianto delle penali in denaro. Le difese, in larga parte, concordano anche nel ritenere la mancata  operatività di un impianto di incenerimento dei rifiuti e la saturazione  delle vecchie discariche ulteriori fattori a loro discolpa. Una  strategia, invece secondo l'accusa, per giustificare interventi  d'autorità per l'apertura - senza i necessari controlli - di nuovi siti  di stoccaggio. E' stato poi ascoltato il teste Antonio D'Alisa, mentre per quanto  riguarda Claudio Marro e Massimo Martelli si è deciso, solamente, di  acquisire agli atti del processo le loro relazioni, rinunciando  all'escussione.
Il processo riprenderà a gennaio. Abbiamo chiesto all'avvocato Andrea Garaventa di fare un bilancio di questi mesi.

