Processo Bassolino

Udienza del processo Bassolino del 9 dicembre 2009
10 dicembre 2009 - Inviato Idv

Prosegue la sfilata dei testimoni davanti alla quinta sezione del Tribunale di Napoli, presieduta da Maria Adele Scaramella, che giudica 28 imputati accusati di truffa, falso, frode in pubbliche forniture, abuso d'ufficio e interruzione di pubblico servizio in merito alla gestione dell'emergenza rifiuti nella Regione Campania.

Tra gli imputati anche il Governatore del Partito Democratico, Antonio Bassolino, che tra il 2000 ed il 2004, nominato dall'esecutivo, ha guidato la struttura del commissariato per l'emergenza rifiuti. Una struttura burocratica che costava diversi milioni di euro all'anno solo per gli stipendi di commissario e sub commissari e che secondo le accuse veniva gestita perseguendo un disegno criminale volto a non superare l'emergenza.

Secondo i pubblici ministeri il commissario di Governo non poteva non essere a conoscenza della condotta dei gestori degli impianti, le imprese consorziate IMPREGILO-FIBE-FISIA, che sovraccaricava gli impianti, disincentivava la raccolta differenziata provocando uno svernamento in discarica di oltre il 49% dei rifiuti anziché del 15% stabilito dal piano per l'emergenza.

Oggi è toccato rispondere alle domande, del PM Paolo Sirleo e delle difese, a Carmine Urciuoli, impiegato di DEVIZIA Transfer spa, che si occupava del trasporto dei rifiuti dagli impianti di produzione a quelli di smaltimento per conto di FIBE e delle altre società che gestivano gli impianti per la produzione di CDR.

Poi Fabio Nunziante, capoturno dell'impianto di Casalduni, che come gli altri colleghi alle precedenti udienze, ha confermato che spesso, su ordine scritto del commissario di governo, gli impianti caricavano anche il doppio del target di rifiuti stabilito. Anche a Casalduni si avviò la costruzione di una struttura supplementare per additivare il cdr con rifiuti speciali.

Cosa è cambiato oggi con la nuova gestione- domanda dell'avvocato Ilaria Criscuolo - ? "Nulla. Hanno cambiato il nome della FOS, frazione organica stabilizzata, in FUT, frazione umida tritovagliata" - ha risposto Nunziante.

A concludere la testimonianza di Maurizio Avallone, un passato in Fintecna, che negli anni oggetto del processo dirigeva il SEAM (servizio di emergenza ambientale) dell'ARPA Campania occupandosi di verificare la condizione degli impianti. Esisteva un'apposita convenzione con il commissario di governo, ma non gli vennero mai forniti gli strumenti per compiere analisi autonome dovendosi limitare ad esaminare i dati analitici forniti dai gestori degli impianti.

Ciò non gli impedì, racconta, di accertare "che gli impianti erano sovraccarichi il che impediva le manutenzioni ordinarie" e durante le riunioni periodiche poteva solo limitarsi a segnalare le anomalie a chi di competenza. Osservazioni comunicate anche ai subcommissari Acampora e Vanoli. Senza risultato.

"Ho visto con i miei occhi, nelle fosse dei rifiuti, perfino motori di lavatrici o frigoriferi interi". E nel corso di alcune riunioni del comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, quando l'emergenza non era del tutto esplosa sui media l'ordine fu preciso "teniamo bassi i toni".

Il processo sfida i tempi della prescrizione che si avvicina inesorabile e dovrebbe quindi ricevere una spinta maggiore. Mancano oltre 300 testimoni e si procede ad un ritmo forse troppo basso.

 

 

Prima di natale è prevista ancora un'udienza. E da gennaio a giugno le udienze proseguiranno quasi tutti i mercoledì. Ma a Roma comincia il processo Cirio, molte difese sono impegnate a difendere i presunti bancarottieri ed il calendario di uno dei due processi dovrà risentirne. E un'idea su quale sarà è facile farsela.

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