Processo Bassolino: parlano i testimoni
Lontano dall'attenzione dei giornali e delle tv, comprese quelle locali, è proseguito, nell'aula bunker del carcere di Poggioreale, il processo contro imprese ed amministratori che secondo l'accusa avrebbero volutamente sabotato il ciclo di raccolta, trattamento e riconversione energetica dei rifiuti prodotti in Campania negli ultimi 10 anni.
Il processo vede imputate 5 aziende e 28 persone fisiche, tra le quali Antonio Bassolino, Governatore della Campania che a lungo ha ricoperto l'incarico di Commissario di Governo per l'emergenza rifiuti.
L'accusa è quella di falso ed abuso d'ufficio. A Bassolino viene contestata una condotta omissiva, rispetto ai controlli sul rispetto delle norme e delle stesse ordinanze da lui emanate, che di fatto avrebbe favorito l'associazione temporanea di imprese costituita da IMPREGILO, FIBE, FISIA Italimpianti e Gestione Napoli spa.
La Corte della Quinta sezione penale del Tribunale di Napoli ha ascoltato alcuni testimoni le cui dichiarazioni erano in parte già state raccolte dalla Polizia Giudiziaria in fase di indagini preliminari per rendere sommarie informazioni.
Il Pubblico Ministero, Paolo Sirleo, ha depositato i verbali di SIT relativi a Pietro Parillo, Salvatore Di Nardo, Fabio Nunziante, oggi assente, Armando Zarrella, Mario Boti, Andrea Dargenio e Agostino Guarino.
A loro volta sono stati sottoposti a nuove domande e ad un breve controesame da parte delle difese.
Ciascuna di queste persone ha lavorato come capo-turno o addetto alla manutenzione negli impianti di trattamento rifiuti sparsi per la Campania. Da Battipaglia a Tufino, da Santa Maria Capua Vetere a Pianodadine, da Avellino a Giugliano.
Tutti hanno sostanzialmente affermato due cose in particolare. Che quasi quotidianamente il carico di rifiuti in ingresso superava "anche del doppio" la quantità massima prevista da ciascun impianto - che variava dalle 400 alle 1300 tonnellate - e che gli impianti per la stabilizzazione della frazione organica non funzionavano.
Inquietante la circostanza secondo la quale, tra il 2005 ed il 2006, gli impianti subirono l'installazione di un nuovo macchinario che avrebbe agevolato l'aggiunta di pneumatici al cdr.
In altre parole, per rendere maggiormente produttivo il combustibile derivato da rifiuti, che doveva essere realizzato al netto di una differenziata mai partita, lo si farciva di gomme d'automobile senza la minima cura per il danno provocato all'ambiente ed alla salute dei cittadini.
Il sovraccarico degli impianti, che costringeva a soste forzate per manutenzione straordinaria provocata dallo stress dei macchinari, l'ingresso fuori quota di rifiuti solidi urbani e l'additivazione, avvenuta solo in alcuni impianti, secondo i testimoni erano circostanze "note ai superiori", ovvero i "capi impianto" ed i "responsabili di impianto".
Molti di questi sono imputati ed oggi in aula erano presenti Pasquale Moschella, capo impianto Cdr di Casalduni e Alessandro Di Giacomo, capo impianto Cdr di Pianodardine.
Come poteva il commissario delegato dal Governo all'emergenza rifiuti non essere a conoscenza delle gravi violazione del decreto Napolitano? Ecco la versione dell'avvocato Fusco, difensore di Antonio Bassolino.
Nonostante la gestione di tipo "militare" imposta dal Governo ad alcuni impianti gli oprerai che tuttora vi lavorano a precisa domanda - "cosa è cambiato negli ultimi anni?" - hanno risposto che è rimasto tutto come prima.
L'udienza proseguirà a dicembre con l'audizione di Fabio Nunziante, Bruno Agricola, Carmine Urciuoli e Maurizio Avallone.