Processo Bassolino: bruciare tutto
All'udienza odierna del processo Bassolino hanno deposto due teste: Arturo Rigillo, ex presidente comitato 212 che ebbe il compito di approvare i progetti della Fibe, dare idoneità ai siti di stoccaggio e l'ingegner Paolo Rabitti, perito della Procura di Napoli sui rifiuti campani, che nel suo libro Ecoballe ha denunciato il disastro ambientale per la violazione dell’ordinanza risalente al marzo '98 dell’allora Ministro degli interni Giorgio Napolitano, che prescriveva il raggiungimento del 35% di raccolta differenziata; l’affidamento per 10 anni della gestione di tutti i rifiuti campani a valle della raccolta differenziata; la realizzazione entro il '99 degli impianti e entro il 2000, di due inceneritori per il trattamento della frazione secca del rifiuto indifferenziato tramite il raggiungimento del potere calorifico adatto.
L’elettricità prodotta dagli inceneritori da questo processo, per 8 anni avrebbe goduto degli incentivi Cip6 ad un prezzo di 4 volte superiore al costo di produzione di un normale impianto termoelettrico.
Ebbene come già detto, il decreto Napolitano fu disattesto in toto, fin dal bando di gara indetto dalla commissione straordinaria ai rifiuti presieduta dall'allora Presidente della Campania Antonio Rastrelli.
Il bando prevedeva il trattamento di tutti i rifiuti, non solo dei residui della raccolta differenziata; le prescrizioni del capitolato d’oneri riguardavano solo l’inceneritore, senza alcun riguardo per gli impianti di selezione e trattamento a monte dell’incenerimento; nemmeno una parola sugli impianti di compostaggio, senza i quali la raccolta differenziata dei rifiuti non ha senso.
Insomma, la decisione della giunta Rastrelli di bruciare tutto, anche i materiali inerti, fu confermata anche dalle successive giunte Bassolino.
La seconda violazione è stata l’aggiudicazione del progetto a Fisia-Impregilo, nonostante la stessa commissione lo giudicò il peggiore tra quelli presentati, senza preoccuparsi del fatto che nessun compost sarebbe mai stato prodotto senza fare la raccolta differenziata della frazione organica.
Secondo Paolo Rabitti bastava una sommaria visione del progetto per bocciarlo. Invece è parso evidente che la giunta campana non abbia inteso né produrre compost, né stabilizzare - cioè rendere inoffensiva - la frazione «umida» del rifiuto indifferenziato; ma solo chiamare compost tutto lo scarto del rifiuto combustibile per l’inceneritore.
Se ci aggiungiamo che Impregilo voleva subordinare la validità della sua offerta all’accettazione tramite una nota del tutto illegale dell’Abi che «mette al bando» la raccolta differenziata di plastica e carta - gli unici materiali combustibili che possono alimentare un inceneritore - la frittata pare fatta.
I comuni avrebbero dovuto pagare a Impregilo la tariffa della raccolta differenziata anche se questa non è mai stata fatta. Il solo scopo, secondo Rabitti, era quello di massimizzare gli incassi con l’equazione più rifiuti, più guadagni.
La terza violazione del decreto Napolitano si è verificata con la cancellazione delle clausole che obbligavano Impregilo a bruciare i rifiuti in altri impianti fino al completamento dell’inceneritore e quelle che limitano il materiale da bruciare alla metà dei rifiuti prodotti in regione. Clausole che avrebbero obbligato Impregilo a pagare altri operatori, perdendo gli incentivi Cip6.
Ecco allora la soluzione di impacchettare tutto in migliaia di «ecoballe», in attesa di poterle bruciare nel proprio forno. Forno che come sapete non è mai entrato in funzione, ma che ha trasformato le ecoballe in oro, tanto che le banche dell’Abi le hanno accettate a garanzia dei prestiti concessi a Impregilo, come fossero tanti barili di petrolio.
Stoccaggi che dopo un anno, per legge, sono diventati illeciti trasformandosi in discariche, per le quali erano necessari presidi ambientali mai realizzati per gli elevati costi a carico del Commissario, cioè delle tasche degli italiani.
La quarta violazione del decreto: una porta spalancata alla camorra che ha affittato i camion per portare le ecoballe in giro per tutta la Campania e i terreni dove accumularle.
Quinta violazione: per produrre più ecoballe si sono fatti lavorare i Cdr oltre le loro capacità, sospendendo la manutenzione e mettendoli fuori uso.
Un ragionamento logico suggerirebbe che rovinando i propri impianti i titolari dell’appaltato, cioè Impregilo, abbia danneggiato se stessa; in realtà con gli impianti fuori uso e le discariche piene, i rifiuti si sono accumulati per le strade assieme all'emergenza ambientale. Che ha giustificato l'autorizzazione a produrre compost che non è compost e Cdr che non è Cdr. E nuovi impianti con enormi incentivi: non più un solo inceneritore e nemmeno 2, ma 4; e tutti con gli incentivi Cip6, aboliti nel resto dell’Italia e fuorilegge secondo la Commissione europea.
«Da diverse conversazioni intercettate - ha scritto Rabitti - emerge il sistematico ricorso al blocco della ricezione dei rifiuti come strumento di pressione per avere le autorizzazioni agli stoccaggi e per giustificare i provvedimenti». Ecco spiegata l’emergenza rifiuti secondo la deposizione dell’ingeger Rabitti.
Poi toccherà alle controparti, adesso qualche intervista.
Inviato Idv: C’è una responsabilità dei comuni secondo lei, che non si sono abbastanza attivati per diffondere la cultura della raccolta differenziata?
Avv.Enzelmi: La responsabilità dei comuni è marginale perché come sappiamo bene la legge sulla raccolta differenziata è stata introdotta recentemente. Quindi non c’era la cultura di poter individuare, quindi di poter differenziare questo materiale, per agevolare la stabilizzazione di questo materiale. La cosa più importante è che però una serie di procedure non sono state operate in modo efficiente, e quindi per questo siamo oggi in tribunale a discuterne, e io penso che si avrà un esito conclusivo su questo.
Inviato Idv: Dalla deposizione dell’ingegner Rabitti emerge che la Commissione regionale ha approvato un progetto che sapeva non essere in regola.
Avv.Garaventa: Emergono delle valutazioni del professore ecco, poi bisogna vedere se corrispondono alla realtà! Noi diciamo che non corrispondono alla realtà. E’ una sua valutazione, non è ancora terminata, siamo convinti che la realtà sia ben diversa da quella che è emersa, in parte nella giornata odierna, o perlomeno che non è emersa ma che viene valutata come tale dal professore.
Inviato Idv: Erano previste 160 slide ne hanno proiettate 88.
Avv.Garaventa: Siamo a 80 – 85, siamo ancora a meno di metà della strada
Inviato Idv: Ci vorranno almeno tre o quattro udienze soltanto per le slide.
Avv.Garaventa: Tre udienze, poi toccherà alle nostre
Inviato Idv: Un gruppo di donne vestite di nero qui al processo Bassolino.
V.Petrellese: No no non siamo vestite di nero… Ci siamo costituite in un comitato per non dimenticare la giornata del 29 agosto del 2004, quando la Polizia e la popolazione, che dimostrava pacificamente contro l’inceneritore di Acerra che è stato imposto con la forza senza partecipazione, c’è stato questo scontro fra la Polizia e la popolazione, quindi noi portiamo il ricordo di quella giornata e portiamo avanti la nostra battaglia contro l’insediamento di questo inceneritore.
Inviato Idv: Perciò che senso ha la vostra presenza in aula oggi?
V.Petrellese: Finalmente si cerca di fare giustizia, cioè dicendo tutta la verità su quello che sono state le scelte operate dalla Commissione che ha approvato un progetto della Fibe, che come abbiamo sentito stamattina non sarebbe mai dovuto essere stato approvato, e invece lo hanno approvato nonostante le lacune, le incompletezze e tutte le varie cose di cui ha parlato il professor Rabitti. Quindi speriamo che attraverso questo processo si faccia giustizia di tutte le cose che noi da anni andiamo dicendo.
Perché noi non siamo i comitati del no. Noi siamo i comitati per un sistema di smaltimento rifiuti che non sia impostato solo sull’incenerimento. Perché fino ad ora si è parlato solo di incenerimento. Di raccolta differenziata, ad esempio, non si fa nulla. E quindi la nostra protesta è propositiva, non certamente del no.