Il CO.RE.Ri. presenta alla Regione Campania le sue osservazioni al Piano Regionale Rifiuti Speciali (PRGRS) ed al Piano Regionale Rifiuti Urbani (PRGRU)

Riteniamo il PRGRU sbagliato nel merito e nel metodo ed il PRGRS una improbabile accettazione dello stato di fatto. In particolare il PRGRU viola palesemente la gerarchia europea del rifiuto per rincorrere a tutti i costi la realizzazione di enormi e costosi inceneritori ed è carente nella gestione del periodo transitorio. Se tali piani fossero approvati così come sono, si prospetterebbe l’ennesimo fallimento e l’applicazione di sanzioni dell’Unione Europea. Occorre un netto cambio di impostazione verso il recupero di materia dei Rifiuti Urbani, ed un bilanciamento effettivo delle capacità di lavorazione dei rifiuti speciali.
12 agosto 2011 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Sono state spedite dal CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale rifiuti della Campania agli uffici della Regione Campania, le Osservazioni ai piani di gestione dei rifiuti, come previsto dalla VAS (Valutazione Ambientale Strategica), piani approvati tra aprile e maggio scorso dalla giunta regionale.

Il giudizio del Coordinamento Regionale e dei suoi comitati è netto e severo. Il Piano, così com'è impostato viola palesemente la gerarchia europea in materia di rifiuti la quale mette nell'ordine ed al primo posto la riduzione, poi a seguire il riutilizzo e il riciclaggio di materia ed infine, come ultima ipotesi, l'incenerimento e il conferimentoAl contrario il PRGRU prevede di bruciare almeno il 51% dei rifiuti urbani prodotti ogni anno in regione pianificando una dotazione impiantistica per l'incenerimento di ben 1.390.000 tonnellate annue (addirittura sovradimensionata di oltre il 30% rispetto ai quantitativi che si prevede di incenerire) e di destinare a discarica un altro 15% dei rifiuti prodotti (per i quali saranno necessari almeno 8.800.000 mc di discariche per i prossimi 10 anni) in non meno di 5 siti di discarica di grandi dimensioni.
Poco spazio viene lasciato alla raccolta differenziata
(per la quale si prevede un obiettivo realizzabile al 2014 del 50% in luogo del minimo di legge del 65% già dal 2012) e per il riciclaggio di materia (appena il 20,9% dei rifiuti prodotti) e nessuno alla riduzione dei rifiuti nonostante l'ISTAT preveda una diminuzione della popolazione campana nei prossimi anni.
Manca un piano per il compostaggio domestico e anche per la frazione umida si punta quasi esclusivamente sul recupero di energia tramite la realizzazione di enormi e costosissimi digestori anaerobici (impianti di degradazione di frazione umida, combinati alla combustione di Biogas, producenti del semplice biodigestato), invece di prevedere prioritariamente il recupero degli impianti di compostaggio esistenti e mai utilizzati. Senza contare, poi che, sul piano metodologico, la procedura di valutazione in corso (VAS) rischia seriamente di diventare l'ennesima presa in giro per i cittadini campani giacché il Presidente della Regione sta già provvedendo, utilizzando i poteri commissariali che il governo gli ha concesso, ad attuare il Piano prima ancora che lo steso venga valutato dalla popolazione ed approvato dal Consiglio Regionale.
Lasciano molto perplessi anche le stime, contraddittorie e fuorvianti, su cui si fondano le valutazioni di piano e le scelte degli scenari delineati. Basti pensare che si sostiene che nei rifiuti residui la percentuale di frazione organica sarebbe "minima" e poi si costruisce un bilancio di massa dal quale tale percentuale risulta superiore al 50%. Altrettanto contraddittorie appaiono le scelte sulla localizzazione degli impianti (in particolare gli inceneritori) giacché vengono confermate quelle aree già individuate (Napoli Est, Salerno. Giugliano, etc.) che secondo i criteri definiti dallo stesso piano non sarebbero idonee ad ospitare tali impianti.

Per questi motivi, e per innumerevoli altri riportati nelle osservazioni, il CO.RE.Ri. denuncia la sua fortissima contrarietà all'impostazione che la regione Campania ha dato al Piano ed invita le autorità regionali a ridefinire tale impostazione secondo i più moderni approcci orientati al riciclo della materia.
Si dovrebbe invece provvedere, questa la proposta del Coordinamento Regionale, a riconvertire gli impianti STIR esistenti in impianti per il trattamento meccanico manuale destinati al recupero di materia dalla frazione residua del rifiuto, ad incrementare le percentuali di raccolta differenziata e di riciclo ben oltre il limite del 65% di legge, a recuperare gli impianti di compostaggio esistenti e a creare un circuito per il compostaggio presso le aziende agricole. Tutto ciò il linea con le richieste provenienti dall'Unione Europea e dal Comune di Napoli con la cui strategia il Piano regionale, se venisse approvato così com'è, sarebbe in forte contraddizione.
Ed è questo un altro punto debole di tale piano: per rincorrere a tutti i costi la realizzazione di enormi e costosi inceneritori, il cui impatto ambientale viene sistematicamente sottovalutato, finisce per essere fortemente carente nella gestione del periodo transitorio fino al 2014 giacché conta di fare affidamento su tali impianti che però non saranno pronti, stando alle ottimistiche previsioni di piano, prima del 2015.

Quanto al piano rifiuti speciali ciò che più preoccupa è la assoluta mancanza di attendibilità dei dati su cui esso si fonda e l'evidente sovradimensionamento dell'impiantistica proposta, che costringerebbe di fatto la Campania, già devastata dal problema dello smaltimento illegale di rifiuti pericolosi, ad importare ulteriori rifiuti speciali da fuori regione.

Si prospetta dunque l'ennesimo fallimento e si fa più concreta l'ipotesi di applicazione delle sanzioni da parte della Commissione Europea a seguito della procedura di infrazione che ormai di tempo immemore pende, come una spada di Damocle, sulla nostra regione.

Coordinamento Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.Ri)
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Tel: 334-6224313 / 393-5477300

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