Rifiuti a Napoli
Non ci può essere convivenza tra chi promette di risolvere il problema dei rifiuti a Napoli incrementando in tempi brevi la raccolta differenziata ed estendendo il servizio porta a porta a tutta la città e chi invece spinge perché fallisca tutto, preoccupato com'è solo del business dell'inceneritore di Napoli Est.
Lo ha confermato lui stesso, Daniele Fortini, AD di Asìa e Presidente di Federambiente (l'associazione di categoria delle società pubbliche del settore rifiuti), in un'intervista di qualche giorno fa al settimanale Left: "Dell'impianto c'è assolutamente bisogno". Non la pensa così il nuovo sindaco De Magistris che, se non vuole tradire la fiducia riconosciutagli dai cittadini napoletani, deve accettare le dimissioni di Fortini. Ma non è possibile puntare alla raccolta differenziata e al riciclo se chi gestisce l'azienda partenopea - per la raccolta e trasporto dei rifiuti - mira ad ottenere la gestione dell'impianto di incenerimento di Napoli Est.
Le due cose sono del tutto incompatibili. Napoli produce ogni anno poco meno di 560 mila tonnellate di rifiuti urbani e l'impianto di Ponticelli è dimensionato su una capacità di 450 mila tonnellate, corrispondente alla quantità di rifiuti indifferenziati con l'attuale percentuale di raccolta differenziata (attorno al 18%): come a dire che o si incenerisce o si ricicla.
E che quella dell'incenerimento fosse la vera intenzione di Fortini, come denunciamo da tempo, lo ribadisce lui stesso quando sostiene che la raccolta differenziata porta a porta non si può fare nelle città sopra il milione di abitanti (l'esperienza di Berlino, quasi 3.500.000 abitanti, lo smentisce in pieno); che gli scarti sarebbero notevoli (in realtà non più del 15% e in ogni caso avviabili a recupero anche quelli con impianti tipo Vedelago); che inoltre i costi sarebbero troppo elevati.
Peccato che Asia riceva dal Comune di Napoli (solo per la raccolta e il trasporto) 179 milioni di euro l'anno (pagati dai cittadini mediante la TARSU), poco più di 179 euro ad abitante l'anno, mentre una città come Torino (che certo non è un esempio di gestione virtuosa ma che di sicuro, con il 40% di RD, fa meglio di Napoli), con un numero paragonabile di abitanti, spende solo 155 euro l'anno per ciascun cittadino, garantendo raccolta porta a porta, trasporto e smaltimento.
Asìa, quindi, sarebbe in grado già da oggi di estendere il servizio domiciliare a tutta la città senza alcun costo aggiuntivo. Se questo non accade non è dunque per mancanza di soldi, ma perché manca la volontà.
Napoli, del resto, non ha ancora nessun impianto di compostaggio per il recupero della frazione organica, cosicché l'umido non può che finire in discarica, con enormi costi economici e ambientali. Il business dell'inceneritore, invece, è molto lucroso (30 milioni euro l'anno di guadagni solo per gli incentivi sulla produzione di energia, a cui vanno aggiunti quelli per il conferimento dei rifiuti) e Fortini, da amministratore di Asia, non intendeva lasciarselo scappare.
Così, mentre Napoli moriva sotto i rifiuti, lui si preoccupava di presentare un ricorso al TAR contro il bando di gara che affiderebbe ad altri questo lauto guadagno.
E' per tali motivi che il CO.RE.ri. chiede al neo sindaco De Magistris di scegliere ora: o mantiene Fortini al suo posto oppure libera definitivamente Napoli dai rifiuti.
Coordinamento Regionale rifiuti della Campania (CO.RE.ri.)
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