Comunicato Stampa sugli arresti nell'ambito dell'inchiesta rifiuti
Raffica di arresti in Campania nell'ambito dell'inchiesta sui rifiuti. A finire in manette quindici persone, tra le quali il presidente della provincia di Benevento, Aniello Cimitile.
L'indagine è centrata, in particolare, sui collaudi degli impianti di combustibile da rifiuti (Cdr), oggi riconvertiti in impianti per la trito vagliatura. I collaudi, falsati, hanno determinato la produzione di rifiuti da smaltire non conformi.
Numerose le ordinanze di custodia cautelare a carico di esponenti politici, professori universitari, funzionari della Regione Campania. Titolari dell'inchiesta sulla gestione dei rifiuti a Napoli durante la gestione commissariale i pm Giuseppe Noviello e Paolo Firleo. Gli altri arrestati, tutti ai domiciliari, sono: Oreste Greco, professore universitario; Giuseppe Sica, architetto; Claudio De Biasio; Vincenzo Naso, docente di ingegneria alla Federico II; Vittorio Vacca, ingegnere, direttore del Termovalorizzatore di Acerra; Vittorio Colavita; Alfredo Nappo; Vitale Cardamone, ingegnere; Rita Mastrullo, docente di fisica alla Federico II; Filippo De Rossi, ordinario di fisica; Luigi Travaglione ufficio tecnico Benevento; Mario Cini e Francesco Scalingia. Molti di questi nomi sono noti ai comitati ed alle associazioni campani impegnati da anni sulla questione rifiuti, e non di certo per la loro competenza e trasparenza.
Tutti, da destra e da sinistra, esprimono la loro solidarietà alle persone coinvolte, professionisti e tecnici " che sapranno dimostrare l'infondatezza delle accuse", vista la complessità tecnica della questione. Ancora una volta la politica si chiude a difesa di se stessa. Deprimente, in particolare, l'intervento dei politici sanniti che, nel dichiarare la loro solidarietà al Presidente Cimitile, tengono a sottolinearne il coinvolgimento in quanto tecnico e non come presidente della provincia, e sottolineano l'inopportunità di interventi della magistratura a pochi giorni dalle elezioni, pur esprimendo ipocritamente la loro fiducia nelle indagini.
La nostra posizione è, invece, di pieno appoggio alla magistratura ed auspichiamo che essa non sia ostacolata nel suo lavoro e che possa celermente portare alla luce tutte le illegalità verificatesi nella gestione dei rifiuti nella nostra regione. Più che solidarietà, noi esprimiamo preoccupazione per il sistema di corruzione e illegalità che l'intreccio di interessi economici e politici ha creato, determinando la possibilità di una gestione scellerata e illegale del ciclo di smaltimento dei rifiuti, con grave danno economico ma soprattutto ambientale e sanitario. Che possano esistere tecnici che, al riparo delle loro competenze mai messe in discussione contro ogni evidenza, dichiarino il falso, a danno dei cittadini e dei territori che dovrebbero tutelare, per interessi economici o per compiacere politici e imprese da questi favorite, è qualcosa da cominciare finalmente a denunciare e sanzionare. I problemi che viviamo sono proprio frutto di questo sistema corrotto, in cui controllati e controllori risultano essere allo stesso modo coinvolti in scelte sbagliate e fatte solo per coprire inefficienze, sprechi e interessi illeciti. Questo è un altro passo verso il ripristino della verità e della legalità, nonostante tutti gli ostacoli frapposti da chi non vuole che si faccia finalmente chiarezza e si torni alla legalità. Come Coordinamento di vari comitati ed associazioni campane che da anni denunciano tutto ciò, ribadiamo la nostra determinazione a vigilare affinché verità, legalità e giustizia finalmente trionfino anche in questa regione martoriata e violentata da chi finora ha confidato nell'impunità garantita dal sistema. Un sistema che abbiamo contribuito, e, ancora con più determinazione, contribuiremo a far crollare anche con il nostro impegno nel denunciare e nell'informare.
CO.RE.Ri.
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