La tecnologia che produce rifiuti

La natura è un ciclo chiuso e non esistono rifiuti secondo natura.
Non ci occorrono strategie partecipate. Vogliamo essere protagonisti del futuro dei nostri territori, non vittime “collaboranti” di strategie altrui.
Ribadiamo la nostra proposta di opposizione al recupero energetico da rifiuti per puntare davvero alla conservazione della materia, compresa la preziosa materia organica
16 aprile 2015 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Politici ed esperti tornano a confrontarsi sul tema rifiuti e i loro convegni-vetrina parlano ancora una volta di tecnologie e di strategie. Cioè si preoccupano ancora di come interferire con i cicli naturali forzando tempi e concentrazione dei fenomeni e dei flussi. Ancora una volta l’approccio è scorretto, coinvolge le conoscenze scientifiche sbagliate, quelle che riproducono e moltiplicano l’errore. Ci chiediamo cosa altro dovrà accadere in Campania, per convincere i “decisori” e gli “intellettuali” che certa tecnologia può solo produrre rifiuti, non eliminarli. Per questo riteniamo utile ribadire che la natura è un ciclo chiuso e non esistono rifiuti secondo natura. E’ perciò una pericolosa forzatura insistere con tecnologie innovative. Ci servono metodologie di gestione della vita dei prodotti, a partire dalla loro progettazione, ci servono filiere di gestione che riducano gli scarti, che rivalutino il valore della materia e la conservino. Non ci occorrono strategie partecipate. Vogliamo essere protagonisti del futuro dei nostri territori, non vittime “collaboranti” di strategie altrui. Perciò chiediamo che progetti e responsabilità ripartano da trasparenti confronti e ricostruzione di concrete responsabilità condivise.

Il grave problema di inquinamento che affligge il territorio campano, gli illeciti che ci hanno invaso minando la salute di troppi concittadini, impongono uno stop ai giochi di parole e alle maschere: Rifiuti Zero parla di economia circolare e di risorse urbane, a noi interessa invece recuperare la circolarità dei cicli naturali, li sappiamo compatibili con una sana gestione economica, ma soprattutto adatti a conservare i materiali senza puntare al recupero energetico.

ASÌA punta sul trattamento dei rifiuti, perché il business è ancora nell’energia, perciò promuove filiere di impianti; noi sappiamo che il modello è inefficiente, perché una corretta raccolta differenziata rende inutile l’utilizzo di impianti, tantomeno per la produzione di compost. L’inquinamento è spesso connesso a concentrazione di interessi particolari e, purtroppo, abbiamo verificato che queste connessioni tendono a concentrarsi sia in periodi di crescita che di decrescita.

Dunque, dopo anni di approfondimento, lotta e confronto con i nostri concittadini, pensiamo che l’allestimento culturale costruito intorno al progetto MARSS, presso l’Università degli Studi di Napoli ‘Parthenope’, si ponga su posizioni dei retroguardia culturale, coinvolgendo discipline inadeguate a risolvere un problema complesso e cruciale. Strategia e tecnologia possono individuare vantaggi, apparenti soluzioni parziali, ma non hanno il potere di cambiare abitudini e responsabilità.

Un biodigestore evita di controllare la qualità della raccolta differenziata e diminuisce la verifica dei risultati. Certamente aumenta il vantaggio economico del gestore del servizio. Il recupero dei materiali si deve invece fare a monte, al momento della raccolta, non a valle con i trattamenti meccanico biologici. Abbiamo già sperimentato gli effetti della separazione a valle e non consola apprendere che il progetto MARSS si propone di raffinare la frazione organica residua per alimentare impianti per produrre energia da biomasse! È il solito ciclo integrato! E ancora una volta ci chiediamo: ma perché Zero Waste lo sponsorizza? Non si tratta di rifiuti zero. Si tratta di rifiuti-impianti-tanto inquinamento-poca energia. Noi ribadiamo la nostra proposta di opposizione al recupero energetico da rifiuti per puntare davvero alla conservazione della materia, compresa la preziosa materia organica. Temiamo le conseguenze negative a carico del settore agricolo, laddove si imponesse la logica del recupero di biogas da biomasse coinvolgendo i processi produttivi e di trasformazione agroalimentare.

Resta una definizione da ridefinire: “energia rinnovabile”. Cosa sono le vere rinnovabili? E l’attuale distorta definizione di “rinnovabile” costituisce un limite e un vincolo a sane competitività nella gestione dei rifiuti e del ciclo dei prodotti? Noi pensiamo di si. Tra i nostri obiettivi: rimuovere rifiuti e biomasse dal novero delle rinnovabili. Cambierebbero molte convenienze!

Napoli 16/4/2015

CO.RE.ri.  - Coordinamento Regionale rifiuti della Campania
Tel: 334-6224313– 393-5477300
http://www.rifiuticampania.org
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