Processo Fibe Bassolino

Resoconto della seduta del 10 febbraio 2010
11 febbraio 2010 - Anna Fava

Si finisce l'interrogazione di Paola Muraro, consulente di FIBE-FISIA per la FOS e si interroga Corrado Catenacci, e di seguito Sabatini.

Ancora una volta si è discusso del problema IRS - IRD (indice respirmetrico statico - indice respirometrico dinamico). L'indice respirometrico dinamico di una biomassa è un parametro analitico fondamentale sia per la valutazione della stabilità biologica di una biomassa, sia per ottimizzare i processi di trattamento biologico aerobico ovvero tutti quei trattamenti destinati a ridurre l'impatto ambientale delle discariche. I sistemi di trattamento biologico delle biomasse si basano sullo studio del processo che porta alla degradazione della componente organica fermentescibile per ottenere prodotti biologicamente stabili. Conoscere il grado di stabilità biologica di una biomassa permette quindi di controllare e gestire in modo efficace i processi di trattamento. Tra i due indici quello dinamico è il più moderno e il più affidabile. Ovviamente Fibe utilizzava quello statico come suo riferimento, a quanto pare meno sensibile. Qui la difesa gioca coi dati, e col fatto che la scelta dell'indice più obsoleto viene contrabbandata come scelta di maggiori garanzie, data la comprovata esperienza (un po' lo stesso discorso fatto per l'inceneritore, la cui tecnologia aveva trent'anni di esperienza, che detta in altri termini era vecchia come il Cucco). Tengo a sottolineare che il materiale fuoriuscito da questi impianti è finito nella discarica di Basso dell'Olmo, per cui la dr.ssa Muraro ha firmato l'autorizzazione allo sversamento, spiegando che non si trattava di una cava, ma di una vera e propria discarica attrezzata per ricevere quel materiale immondo.
Nella precedente seduta infatti si è spiegato ampiamente che non c'era alcun interesse a produrre correttamente del biostabilizzato - fantascientificamente chiamato FOS, termine che al Nord non esiste - ma che l'unico interesse era produrre cdr - le fantasmagoriche ecoballe - e che per questo scopo erano impiegate tutte le energie del personale; per la lavorazione del materiale che avrebbe dovuto diventare "FOS" non solo mancavano gli addetti, ma non era stato neanche fatto l'allacciamento del'acqua industriale necessaria per bagnare i cumuli di rifiuti organici da trattare. Risultato: i cumuli non solo non erano rivoltati, ma venivano bagnati con lo stesso percolato - e non con acqua - durante tutte le fasi della maturazione dei cumuli. Normalmente, da quel che ho capito al processo, dovrrebbe essere possibile bagnare i cumuli solo nelle fasi in cui la reazione chimica e l'attività batterica ha fatto aumentare molto la temperatura del cumulo, abbastanza da uccidere i germi della salmonella, gli streptococchi, ecc... mentre nella fase finale, in cui la temperatura scende, non bisogna assolutamente bagnare con percolato. Loro invece bagnavano col percolato indifferentemente dalla fase di maturazione, che in realtà non avveniva perché il processo non veniva innescato e portato avanti nelle giuste condizioni di umidità.
Nel contratto Impregilo aveva assicurato che avrebbe prodotto compost, senza bisogno perciò di discariche perché sarebbe servito in campo agronomico. Poi sono passati alla FOS. In realtà la roba immonda che tante volte abbiamo visto percolare di fronte alle discariche era un miscuglio fetido di materiale che ancora putresciva, e che è stato contrabbandato per "bonifica ambientale". Eppure i consulenti, tra cui Paola Muraro, avevano avvertito Fisia di ciò che stava producendo, e degli accorgimenti per modificare il processo, ma non c'era alcun interesse a spendere soldi per evitare il disastro nelle nostre campagne.
Durante la deposizione la Muraro ha spiegato che i sopralluoghi nell'impianto di CDR di Caivano, eseguiti nel 2004, trovavano sempre moltissime difficoltà. Alcuni dirigenti (ing. Pompili) non permettevano di visionare l'impianto, ed era necessario l'intervento di altri intermediari.
Il PM Noviello ha notato evidenti anomalie nei risultati delle analisi dei materiali trattati, che la dr.ssa Muraro in un primo momento ha cercato di spiegare col fatto che fossero state eseguite da differenti laboratori, ma Noviello le fa notare che anche seguendo il sistema di riferimento più obsoleto, quello dell'indice respirometrico statico, i dati delle analisi mostravano del materiale fortemente instabile. Letteralmente, ha spiegato la Muraro incalzata da Noviello, il materiale, che sulla carta avrebbe dovuto essere biostabilizzato, poteva solo finire in discarica.

Dopo Paola Muraro è stato ascoltato Corrado Catenacci, non in qualità di commissario per l'emergenza rifiuti ma di componente della commissione collaudi del CDR di Piano d'Ardine (AV). Catenacci ha spiegato che per il collaudo di un impianto ci sono due momenti diversi: il collaudo tecnico (in cui si valuta la corrispondenza tra l'impianto realizzato e il progetto) e il collaudo funzionale (in cui si valuta se l'impianto funziona correttamente e in maniera coerente alla funzione per cui è stato progettato. Ad esempio: se io costruisco un impianto per produrre CDR, quell'impianto dovrà poi produrre effettivamente CDR, e non altro materiale spacciato come tale!). Ovviamente il collaudo si è fermato alla prima fase (collaudo tecnico), in cui non sono stati nemmeno forniti tutti i dati da parte della Fibe: infatti la commissione ha chiesto dal 2001 al 2007 le schede tecniche degli impianti senza ricevere risposta, tranne poi, verso il 2007, vedersele reacapitate dal Commissariato in modo alquanto naif, senza copia conforme, cioè in modo niente affatto corrispondente alla procedura ordinaria. Per quel che riguarda il collaudo funzionale (quello in grado di stabilire che il corretto funzionamento dell'impianto), esso, spiega Catenacci, doveva essere eseguito dall'amministrazione. Inutile dire che nessuno si è preoccupato di realizzare il collaudo funzionale e di pretendere da Fibe i documenti che potessero consentirlo, mentre dagli impianti di CDR è potuto uscire rifiuto tal quale tritato e imballato spacciato per cdr, finché nel 2005 la magistratura non ha sequestrato gli impianti che sono stati, con abile mossa del governo, declassati con una bella OPCM da CDR a STIR (ovvero da impianti in grado di produrre combustibile derivato dai rifiuti a semplici impianti di tritovagliatura).
La conclusione è che il disprezzo per i controlli e per il rispetto delle leggi era tale da non spingere la Fibe neanche a voler, banalmente, "salvare la faccia".

Sabatini non sono riuscita a sentirlo perché sono dovuta andar via.
La prossima udienza è il 10 marzo, e vi invito a venire con carta e penna, perché dato che non si può registrare nulla è meglio che siano in più persone a prendere appunti.
Oltre a me (e a volte Luigi e Nicoletta) le presenze fisse sono Vega Colonnese (MeetUp) e Antonino Monteleone (blogger, lavora anche per IDV).
Se riuscissimo a far venire qualche altro giornalista male non sarebbe. So che è scocciante (ore e ore seduti in tribunale a prendere appunti!!!) ma è essenziale seguire questo processo e prendere appunti di tutto quel che si dice!!!
Saluti a tutti
Anna

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