Processo Impregilo: report della seduta di mercoledì 1 dicembre 2010

24 dicembre 2010 - Anna Fava

Durante la seduta del 1 dicembre 2010, si è tenuto il controesame dell'ing. Francesco Buonocore, funzionario della struttura commissariale. Buonocore si occupava degli impianti ed assisteva il subcommissario Vanoli nell'attività di redigere ordinanze o di reperire dati in relazione al loro funzionamento.

 Correva l'anno 2002. L'ing. Buonocore ha ricordato che a Fibe servivano 24 milioni di metri cubi di volumetria disponibile per realizzare discariche. "Le discariche servivano a Fibe come garanzia da dare alle banche finanziatrici, perché la presenza di discariche era la garanzia del funzionamento del sistema". Fibe, che gestiva totalmente il processo di realizzazione degli impianti di discarica, dall'individuazione dei siti alla formulazione del progetto fino alla stessa realizzazione degli impianti, aveva individuato una serie di cave e terreni in cui realizzare le discariche e doveva chiedere l'autorizzazione al commissariato.

 Ma dei 24 milioni di metri cubi richiesti, al 2002 il commissariato ne aveva autorizzati "solo 14 milioni", suscitando lamentele da parte di Fibe. In una nota del 17 ottobre 2002 il Commissariato comunicò una serie di pareri negativi ad alcuni siti, tra cui Cava Mastropietro (Lo Uttaro, Ce) con la motivazione, ricorda Buonocore, che "la caratterizzazione dei rifiuti già presenti nella cava era troppo onerosa". [Cinque anni dopo, il 24 aprile 2007, il commissario Guido Bertolaso "ignorando" la presenza dei rifiuti illegali nella cava vi aprirà una discarica, che verrà chiusa dalla magistratura a novembre 2007. Il processo è tuttora in corso].

L'avv. Giovanni Battista Vignola, difensore del subcommissario ing. Raffaele Vanoli, ha sostenuto che secondo l'art. 25 del capitolato d'oneri il commissariato aveva l'obbligo, "ove vi fossero i presupposti", di dare la sua autorizzazione alla Fibe. Vignola ha spiegato che l'ing. Vanoli aveva notato una certa discrezionalità nel non concedere le autorizzazioni per i siti di discarica da parte di Massimo Paolucci, Giulio Facchi e lo stesso Bassolino. Vignola ha ricordato che a tal proposito Vanoli chiese un parere sui limiti della discrezionalità all'avv. Enrico Soprano, avvocato amministrativista consulente del commissariato, che chiarì che la discrezionalità c'era ma andava distinta dall'arbitrio: potevano esserci dinieghi a Fibe, ma andavano motivati tecnicamente. Secondo Vignola, invece, alcuni pareri negativi erano dovuti dall'opportunità politica di non rilasciare troppe autorizzazioni insieme per non provocare le proteste popolari. Vignola ha spiegato che in genere il Commissariato preferiva dilazionare nel tempo ("approvarne una alla volta") l'approvazione dell'idoneità delle discariche individuate da Fibe "per non urtare troppo la suscettibilità della popolazione".

In aula è stato richiamato il caso del Comune di Giugliano: Buonocore ha ricordato che nel 2002 il Commissariato stipulò un Protocollo d'intesa sia con l'amministrazione locale che con dei fantomatici "comitati locali" per aprire solo due discariche, Cava Giuliani e Settecainati, con l'impegno di non aprire altri siti di smaltimento o di stoccaggio nel territorio giuglianese. Per onorare l'accordo, poco tempo dopo l'approvazione del protocollo d'intesa il commissariato rilasciò l'autorizzazione per la realizzazione di un'altra discarica a Cava Ripuaria [Cava Riconta a via Ripuaria], che ricadeva in parte nel Comune di Giugliano, e in parte in quello di Villaricca.  Buonocore, che ha precisato di non aver seguito personalmente la procedura, ha dichiarato di aver detto a Vanoli che quell'approvazione gli pareva una violazione dell'accordo firmato dal commissariato, in cui ci si impegnava a non aprire altre discariche a Giugliano. La risposta alla sua osservazione fu che quella discarica non sarebbe stata aperta davvero ma serviva solo "sulla carta" come garanzia per le banche. [Qualche anno dopo, durante il commissariato Catenacci, la discarica di Cava Riconta venne puntualmente aperta].

Si è anche parlato dei parametri relativi all'umidità e al potere calorifico del Cdr prodotto dagli impianti di trattamento e selezione. Alla domanda di Vignola, che chiedeva se l'inceneritore potesse bruciare un Cdr che avesse un'umidità del 30% e un potere calorifico di 13.000 kj a fronte dei parametri stabiliti dal DM 5/2/98 di un'umidità del 25% e un potere calorifico di 15.000 kJ, Buonocore ha risposto "Non so, perché tecnicamente il Potere Combustibile dipende dalle caratteristiche tecniche del singolo impianto, e al momento non ricordo le caratteristiche dell'inceneritore di Acerra". Vignola, soddisfatto, ha commentato "Le ricordo che Acerra oggi brucia anche il tal quale". L'approvazione degli impianti, ha specificato in seguito Vignola, avveniva ex art. 27 e 28 del decreto Ronchi (DL n.22 del 5 febbraio 1997).

La linea della difesa, sostenuta da Vignola, è che i parametri "fuori norma" di Fos e Cdr erano dovuti alla cattiva qualità del rifiuto in entrata negli impianti. Una cattiva qualità causata dalla mancata raccolta differenziata - dovuta ovviamente alle amministrazioni locali - che è stato uno dei fattori determinanti del sovraccarico impiantistico e quindi delle difficoltà incontrate da Fibe. L'ing. Buonocore, interrogato più volte sul punto, ha specificato di non essere in grado di fare valutazioni sulle capacità impiantistiche. Si è trovato, invece, d'accordo con l'avv. Vignola su di un punto: agli impianti Cdr occorrevano le discariche per evitare il blocco. Doveva esserci sempre la possibilità di sversare Fos (190503) e sovvalli in discarica, e per questo maggiore era il numero di discariche approvate maggiori erano le garanzie di un corretto funzionamento del ciclo.

La prossima udienza sarà il 15 dicembre 2010 all'aula bunker di Poggioreale. Verrà continuato il controesame dell'ing. Buonocore e verranno ascoltati come testi dell'accusa gli ex consiglieri del Comune di Napoli Franco Specchio e Francesco Maranta.

Anna Fava

Ultimo aggiornamento (Venerdì 24 Dicembre 2010 09:55)

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