Perchè rigettiamo il piano rifiuti regionale e Le nostre proposte

3 febbraio 2012 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Perchè rigettiamo il piano rifiuti regionale

1) Perché non punta sulla raccolta differenziata. Il piano ipotizza un 50% di raccolta differenziata per il 2015 e su questa base definisce la necessità di inceneritori (che appunto non saranno ultimati prima del 2015-2016). Ma i dati ufficiali ci dicono che la raccolta differenziata in Campania sta aumentando sempre più (nel 2007 era il 13%, nel 2008 il 19%, nel 2009 il 29%, nel 2010 il 39,5%), la legge nazionale impone una raccolta differenziata di almeno il 65% per l'anno 2012 e tutte le Province si sono date un obiettivo del 65% per l'anno 2012. Perché allora una stima così irrealistica e così in contrasto con la normativa e con quanto deciso dalle Province?

2) Perché propone ancora l'incenerimento come soluzione al problema rifiuti. Il piano prevede di bruciare 1.531.000 tonnellate di rifiuti (il 59% dei rifiuti campani), costruendo altri 3 inceneritori (oltre all'inceneritore per le ecoballe e al gassificatore di Caserta). Per costruire un inceneritore ci vogliono centinaia di milioni e, nella migliore delle ipotesi, 4 anni e, quindi, non saranno pronti prima del 2016, quando l’alta percentuale di differenziata li renderà inutili. Per di più un inceneritore dura almeno 30 anni: cosa brucerà in tutti questi anni? E' quello che già ora sta succedendo alla Germania e all’Olanda, che hanno sovrastimato il fabbisogno di inceneritori e ora sono costrette ad importare rifiuti dall'Italia per avere qualcosa da bruciare.

Gli inceneritori non sono la soluzione del problema rifiuti perché la frazione umida dei rifiuti (pari al 35-40%) non brucia bene e quella inerte (sabbia, metalli, vetro), che ammonta al 10-12%, non brucia: quindi è conveniente bruciare carta e plastica, che possono però essere più ecologicamente e convenientemente (se si aboliscono i sussidi statali CIP6) riciclate. Riciclare plastica fa risparmiare il doppio dell'energia che si ricava bruciandola e il costo dell´energia elettrica prodotta dagli inceneritori è superiore a quella prodotta da petrolio, metano, eolico, idroelettrico (fonte: ANEA): la convenienza è solo degli imprenditori che per ogni tonnellata bruciata possono intascare anche circa 60 euro, perchè la legge italiana considera l´incenerimento dei rifiuti una fonte di energia assimilata alle rinnovabili da sostenere economicamente. L’ Italia infatti è l’unico paese europeo dove l'incenerimento dei rifiuti viene finanziato con i fondi  per le energie rinnovabili, raccolti attraverso la sopratassa del 6% sulla bolletta ENEL. Tale finanziamento è contrario alle normative UE.
Gli inceneritori producono fumi inquinanti (polveri fini, diossine, ossidi di azoto, metalli pesanti, ecc.) dannosi la salute, nonché ceneri e fanghi (pari al 30% in peso dei rifiuti bruciati) da smaltire poi in discariche speciali e quindi non sono un sistema per eliminare le discariche.

3) Perché sottostima il fabbisogno di impianti di compostaggio

In Campania si producono circa 325.000 tonnellate di umido e nella sola provincia di Napoli, almeno 135.000 tonnellate. Eppure, nel Piano della Regione, gli impianti di compostaggio previsti sono dimensionati su appena 100.000 tonnellate annue, un dato che, quindi, non tiene conto del reale fabbisogno. Una scelta destinata a costringere i Comuni a continuare a portare i rifiuti umidi in altre regioni, con costi estremamente alti che rendono non conveniente la raccolta differenziata dell'umido. 

4) Non promuove adeguatamente la filiera del riciclaggio e non prevede impianti di recupero della materia

Sebbene le poche aziende che riciclano materiali (plastica, alluminio, vetro, ecc.), presenti in Campania, siano costrette a ricorrere all’importazione di rifiuti riciclabili da fuori regione, non si prevede alcun sostegno ed incremento della filiera del riciclo. In più in Italia già esistono impianti che trattano anche il residuo non riciclabile della raccolta differenziata consentendo di arrivare al riciclaggio pressoché totale della materia; il Piano non prevede nessuno di tali impianti (in contrasto con le decisioni di Province e Comuni) e stabilisce che questi rifiuti vanno bruciati.

5) Perché è generico e carente nella parte relativa agli interventi per ridurre la produzione di rifiuti. Il piano si dà un obiettivo di riduzione del solo 3% (in contrasto con l'Unione Europea, che lo fissa al 20%) e rimanda ad un altro provvedimento legislativo le strategie e le indicazioni per ridurre la produzione dei rifiuti

6) Perché prevede ancora discariche. Con solo il 3% di riduzione della produzione di rifiuti, col 50% di raccolta differenziata, nessun impianto di recupero della materia, un numero insufficiente di impianti di compostaggio e puntando ancora sugli inceneritori che producono ingenti quantità di ceneri, la Campania avrà bisogno di discariche per 503.000 tonnellate l'anno. Altre cave, altri buchi riempiti di rifiuti che continueranno ad inquinare le falde acquifere già, in molte aree della regione, irrimediabilmente contaminate da arsenico, cadmio, ecc. per la presenza di discariche.

Queste critiche sono state fatte anche da organi tecnici come l'ARPAC (“Ritiene sovradimensionati gli inceneritori previsti nel piano”. Oss. 86; “Sottostima del fabbisogno impiantistico regionale di impianti di compostaggio”) e il Ministero dell'Ambiente (“Il piano sembra impostato principalmente sulla realizzazione di impianti di trattamento del rifiuto indifferenziato, inceneritori e discariche in contrasto con i principi enunciati nel piano stesso e dichiarati nella gerarchia comunitaria”. Oss. 115).

 

Le nostre proposte

Un'azione incisiva per ridurre la produzione di rifiuti penalizzando l´eccesso di imballaggi, di prodotti a perdere e di materiali difficilmente smaltibili; favorendo al contempo il riuso, il compostaggio domestico, la vendita di prodotti alla spina, la raccolta porta a porta (dove c'è la raccolta porta a porta la produzione di rifiuti diminuisce sensibilmente). In questa maniera si può raggiungere facilmente una riduzione del 20% della produzione di rifiuti.

Organizzare un´efficace sistema di raccolta differenziata di carta, plastica, vetro, metalli, frazione umida (cioè la parte putrescibile), indumenti, ingombranti, apparecchiature elettriche. L'unico sistema capace di raggiungere alte percentuali di raccolta differenziata è la raccolta porta a porta integrata con cassonetti (per vetro, vestiti) e isole ecologiche. Se si stanziano adeguati finanziamenti un tale sistema puó andare a regime in 6-12 mesi, con costi inferiori alla raccolta con cassonetti, raggiungendo percentuali di oltre il 70% (si veda l´esperienza di Chiaiano 73% di RD, Bagnoli 90%).

Costruire un sufficiente numero di impianti di compostaggio dove trasformare la frazione umida in concime. In questa maniera non è più necessario portare i rifiuti umidi in altre regioni con alti costi e, quindi, la raccolta differenziata diventa economicamente conveniente. L'agricoltura ha sempre più bisogno di compost per contrastare l'impoverimento e la desertificazione dei suoli. Un impianto di compostaggio si costruisce in 12 mesi.

Dotarsi di impianti di recupero della materia (come già avviene in altre parti d’Italia), impianti cioè di trattamento meccanico manuale capaci di separare metalli, plastica, cellulosa dai rifiuti indifferenziati e di trasformare la parte residua in materiale inerte (mattoni ecc.) utilizzabile in edilizia.

La strategia che abbiamo indicato non è un’utopia, ma è quella che viene adottata in vari Paesi occidentali e anche in alcune aree dell'Italia, come nel trevigiano, dove la raccolta differenziata è superiore all'85% e il residuo è trattato in appositi impianti.

Tale strategia di riciclo totale della materia, tesa ad evitarne qualsiasi tipo di combustione, è anche la più attenta a tutelare la salute umana, a rispettare gli equilibri ecologici, a difendere il paesaggio, a prendere in considerazione i diritti delle future generazioni.

E' anche la strategia che dà più possibilità di occupazione e che è economicamente più conveniente. La strategia basata su inceneritori e discariche è invece quella più conveniente per la grande impresa, per la malavita, per gli speculatori.

 

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