Avvelenarono il nolano, è disastro ambientale

Imprenditori pagarono contadini per sversare rifiuti tossici. Riborsi a Comuni, Regione e Province
3 aprile 2010 - Antonio Russo
Fonte: Il Mattino

Nola. Otto condanne per disastro ambientale: è quello che ha stabilito la corte di appello di Napoli al termine del secondo grado di giudizio del procedimento denominato «Terra mia». Stando alle accuse gli indagati avrebbero dato vita ad un’organizzazione illecita destinata al trasporto e allo sversamento di rifiuti provenienti da due fabbriche che si occupano della lavorazione di rifiuti ferrosi. Le aree interessate dagli scarichi non autorizzati erano le zone in aperta campagna alla periferia tra Nola, Marigliano ed Acerra. Alcuni sversamenti sono stati individuati anche a San Vitaliano, oltre che a San Felice a Cancello nel Casertano. I giudici hanno anche disposto il risarcimento per le amministrazioni che si sono costituite parte civile. Tra le aree «avvelenate» quelle nella zona di Boscofangone, nonché l’alveo Gorgone, uno dei Regi Lagni. Più in particolare l’accusa ritiene che venissero scaricate nel terreno delle balle ferrose che venivano interrate. Il procedimento è nato grazie ad uno dei pm che nei primi anni 2000 lavoravano in Procura a Nola: Federico Bisceglia. Furono 14 complessivamente le persone rinviate a giudizio. Le indagini furono condotte grazie ad una lunga serie di registrazioni video, audio ed a numerosi appostamenti notturni condotti dal corpo forestale dello Stato. La vicenda è finita poi sui banchi del tribunale di Nola, che il 5 marzo del 2007 emise la sentenza di primo grado, firmata dal collegio penale presieduto da Salvatore D’Ambrosio. I magistrati di piazza Giordano Bruno però esclusero l’esistenza del reato di disastro ambientale, che pure era stato contestato. Di parere diverso invece la Corte di Appello partenopea, che ha tenuto conto delle risultanze di una delle consulenze agli atti, oltre che della rilevante quantità di rifiuti sversati, condannando otto degli imputati anche per il disastro ambientale. Intanto altri dei reati sono stati dichiarati estinti per prescrizione, mentre alcune condotte sono rientrate nell’ambito di applicazione dell’indulto. Ecco le condanne: Felice Passariello cinque anni e sei mesi di reclusione, Antonio Passariello 3 anni e 6 mesi, Vincenza Napolitano 2, Giuseppe Ferrara 3, Nicola De Lucia 3, Carmine Andrea Perillo 4 anni e 7 mesi, Gennaro Stanco 4, Raffaele Simonetti 2 anni e sei mesi. Per Felice Passariello è stata prevista anche la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici, mentre Antonio Passariello e Gennaro Stanco sono stati dichiarati interdetti dai pubblici uffici per 5 anni. Sono stati invece assolti al termine del primo così come del secondo grado di giudizio Armando Perillo (difeso dall’avvocato Fortunato Prisco), Alfoso Alaia e Delio Maselli. Intanto l’avvocato Pignatelli (legale di Napolitano e De Lucia) ha già depositato ricorso per Cassazione avverso la sentenza di appello: la suprema corte dovrebbe fissare la data per l’esame della questione già nelle prossime settimane. Ad emettere la sentenza di appello il collegio del presidente Filippo Ingala, consiglieri Carlo Maddalena e Rosa Romano.

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