Il caso Della Corte: «Non mi accordai, volevo più soldi» Processo Cosentino L'affiliato in aula coinvolge anche Chianese: mi chiese di uccidere il pm Milita

Il pentito (in aula) al pm: mi chiesero di ammazzarti Il pentito Della Corte: rifiuti tossici sversati anche nel fiume Volturno

Dalle sue deposizioni gli scavi in corso a Villa di Briano
28 gennaio 2014
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Durante il processo a Nicola Cosentino al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere m cui l'ex parlamentare è accusato di concorso estemo in associazione camorristica, il collaboratore di giustizia Della Corte si è soffermato anche su altri punti, come il progetto di assassinare un magistrato. «Tra il 2005 e il 2006 incontrai Cipriano Chianese che mi chiese di uccidere il pm della Dda Alessandro Milita. Io non accettai perché volevo più soldi di quelli che mi erano stati proposti», ha dichiarato il pentito del clan dei casalesi. Della Corte ha confermato, rispondendo in video-conferenza alle domande dello stesso Milita, una circostanza contenuta nell'ordinanza d'arresto eseguita alla fine del 2013 a carico di Chianese, ritenuto il principale artefice per conto dei Casalesi del traffico di rifiuti tossici dal Nord ai territori casertani e napoletani. Per questi fatti Cipriano Chianese è sotto processo a Napoli.
CASERTA — Con le sue dichiarazioni ha consentito l'apertura di una campagna di scavi, tuttora in corso a Villa di Briano, suo paese d'origine, alla ricerca dei mstì tossici interrati dal clan dei Casalesi. Oggi Francesco Della Corte, chiamato in qualità di pentito a deporre al processo per concorso esterno in associazione camorristica a carico dell'ex deputato Nicola Cosentino, ha confermato «che il traffico di rifiuti tossici dal Nord alle campagne del Casertano era già in corso dall'inizio degli anni 90; a gestirlo era il boss Francesco Bidognetti tramite Gaetano Cerei e Cipriano Chianese». Le sostanze, ha aggiunto «in particolare mercurio, fanghi e vernici provenienti dalle industrie del nord, venivano messi in bidoni di ferro e sotterrati almeno inizialmente in fondi agricoli, in particolare nei Comuni di competenza del clan Bidognetti. Dal boss ho saputo anche che tali sostanze nocive sono state smaltite nel fiume Volturno e soprattutto sotto l'asse mediano Noia-Villa Litemo», ha detto ancora. Al momento gli scavi in corso a Villa di Briano, a poche centinaia di metri dall'asse mediano, hanno confermato solo in parte le di chiarazioni del pentito; i classici fusti in ferro non sono stati trovati ma dal terreno sono comunque emersi bidoni di latta, di capacità ridotta, contenenti tracce di vernici e oli esausti, e soprattutto una maxi-discarica di materiale di scarto dell'attività edile (amianto, ferro, guaine in plastica) e di copertoni. Le operazioni, che vanno avanti dallo scorso 13 gennaio, sono monitorate sul posto dai carabinieri di Mondragone e dal Corpo forestale di Napoli. La pala meccanica concentrerà gli scavi in un quinto punto del terreno di via Kruscev, dove sono già emersi bidoni con oli esausti, scarti di attività edili e copertoni. Tornando al processo in atto al Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Della Corte si è soffermato anche su altri punti, come il progetto di assassinare un magistrato. «Tra il 2005 e il 2006 incontrai Cipriano Chianese che mi chiese di uccidere il pm della Dda Alessandro Milita. Io non accettai perché volevo più soldi di quelli che mi erano stati proposti», ha dichiarato il pentito del clan dei casalesi. Della Corte ha confermato, rispondendo in video-conferenza alle domande dello stesso Milita, una circostanza contenuta nell'ordinanza d'arresto eseguita alla fine del 2013 a carico di Chianese, ritenuto il principale artefice per conto dei Casalesi del traffico di rifiuti tossici dal Nord ai territori casertani e napoletani. Per questi fatti Cipriano Chianese è sotto processo a Napoli. Gli scavi in corso a Villa di Briano

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