Dal sottobosco «spunta» lo storico acquedotto

7 giugno 2012 - Gianluca Minin (Direttore tecnico Ingeo srl Presidente Associazione Borbonica Sotterranea)
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

Quando mi ci sono trovato davanti, a qualche centinaio di metri dalla sua origine, ero in un bosco tra dirupi carbonatici, nella valle del fiume Isclero, accompagnato da un cortese ed esperto tecnico del Comune di Sant`Agata dei Goti. Dopo aver lasciato la macchina sul ciglio della strada, abbiamo camminato per qualche minuto tra gli arbusti fino a quando il tecnico mi disse: «Eccolo lì». E io ho visto un buco a terra, tra le foglie, coperto alla meno peggio da un paio di tronchi di legno... nel buco ci ho messo la testa e tra le ragnatele ho visto il Carmignano! La sorpresa è stata che l`acqua, dopo circa 400 anni , scorreva ancora all`intemo del cunicolo e lo faceva per circa 4 chilometri, aiutando i contadini della zona a irrigare i campi; ora, per uno come me che ne ha percorso i cunicoli al di sotto della città di Napoli vederlo «vivo» mi ha lasciato senza parole e ricco di emozione.
Per capire l`origine dell`emozione bisogna tornare indietro nel tempo, nella prima metà del 1600, quando la città di Napoli è alimentata dall`acquedotto greco-romano della Bolla. L`espansione urbanistica della città verso occidente e gli abbassamenti della falda acquifera che alimentava l`acquedotto della Bolla crearono la necessità di trovare nuova acqua da portare a Napoli. Nel maggio 1627, Cesare Carmignano, patrizio napoletano, e il matematico Alessandro Ciminelli decisero di costruire l`acquedotto partendo da 55 chilometri dalla città; la costruzione sarebbe stata aloro spese fino al paese di Casalnuovo e, da qui, fino a Napoli a spese della città. Anche il guadagno, dovuto all`attività dei tré mulini presenti lungo il canale, sarebbe stato equamente diviso. L`acquedotto fu inaugurato nel maggio 1929 e, quando l`eruzione del Vesuvio del 16 e 17 dicembre 1631 distrusse un tronco di questo acquedotto, nel territorio di Noia , esso venne prontamente ricostruito, cercando di fame passare il percorso il più lontano possibile dal vulcano, per il territorio di Acerra. L`acquedotto si presenta sotto forma di un canale fino a poco oltre Licignano, vidno Casalnuovo, per poi diventare un cunicolo fino a Napoli; l`acquedotto passava sotto tutta Via Foria, alimentando, con almeno due rami , l`Orto Botanico, per poi scendere verso via Toledo fino a portare le sue acque fino alla zona di Monte di Dio. Lungo tutto il tratto in cunicolo furono realizzati numerosi pozzi-luce per consentire di portare via rapidamente il materiale cavato e per mantenere la direzione di scavo. L`acquedotto ha funzionato fino al 1884 anno in cui, in seguito all`ennesima epidemia di colera che colpì Napoli, si decise di chiudere tutti gli acquedotti in sotterraneo; nel 1885 fu completato l`acquedotto in tu bazione del Serino che ancora oggi, con successivi ampliamenti, porta l`acqua a Napoli.
Tornando, quindi, a quello che ho visto a Sant`Agata dei Goti è d`obbligo una riflessione; immaginate il Ciminelli che a cavallo è partito da Napoli nei primi anni del 1600 ed è arrivato fino nel Beneventano cercando dell`acqua; immaginatelo in un bosco vicino al fiume Isclero dove anche orientarsi è difficile; immaginatelo quando ha deciso che si poteva deviare il corso del fiume creando un acquedotto... e poi, quando senza gps, teodoliti, ma con bussola e livella, è riuscito a portare l`acqua a Napoli usando solo la pendenza; tutto questo scavando a mano per chilometri, prima nelle rocce dure calcaree, poi nei depositi vulcanici sciolti e, quindi, nel tufo, rivestendo, infine, tutto con malta idraulica impermeabile. E tutto questo in due anni. Ecco, questa è la sintetica storia di una superba opera d`ingegneria idraulica poco conosciuta dai tanti, ma ammirata da quei pochi che hanno avuto, e hanno, la fortuna di gustarne i dettagli camminandoci dentro a passi lenti, illuminando il tutto solo con la luce delle torce.

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